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(Popolazioni indigene)
(Perché ci troviamo in crisi)
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La crisi della biodiversità è strettamente legata ai destini di queste culture uniche e particolari, ai loro sistemi di trasmissione e applicazione del sapere, ai loro linguaggi e alle loro identità.
 
La crisi della biodiversità è strettamente legata ai destini di queste culture uniche e particolari, ai loro sistemi di trasmissione e applicazione del sapere, ai loro linguaggi e alle loro identità.
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=== Perché ci troviamo in una situazione di crisi climatica ed ecologica? ===
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''In questa sezione vedremo come alcuni modi di concepire il mondo, dominanti nei secoli passati, hanno modellato un atteggiamento nei confronti della Natura che ha portato alla crisi climatica ed ecologica di oggi.''
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Le crisi del clima e della biodiversità sono un problema complesso e il risultato di diversi disaccordi politici, economici e sociali che si alimentano a vicenda. Tra i fattori che aumentano le difficoltà nell’affrontare questa sfida ci sono alcune “visioni del mondo” che hanno portato alla crisi.
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Una visione del mondo è come un paio di occhiali che usiamo per guardare il mondo attorno a noi. La nostra visione del mondo è tinta con i nostri valori e modellata sulle nostre credenze. Essa, inoltre, influisce sul nostro modo di ragionare e plasma le nostre aspettative sul funzionamento del mondo. Assorbiamo una parte della nostra visione del mondo dalla nostra famiglia di origine e dalle esperienze che facciamo crescendo. Una seconda parte viene dall’ambiente culturale che frequentiamo da adulti perché ne condividiamo valori e motivazioni. Questo bagaglio accumulato negli anni ha un effetto su come interpretiamo il mondo e sulle scelte alla base delle nostre azioni.
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Oggigiorno si usa spesso il termine “'''crescita economica'''” come indicatore di progresso e per segnalare che gli standard vitali stanno migliorando. Purtroppo, il concetto di crescita economica è spesso associato a una visione del mondo in cui gli esseri umani dominano e '''sfruttano''' la Natura.<ref name=":4">Alberro, Heather [https://theconversation.com/humanity-and-nature-are-not-separate-we-must-see-them-as-one-to-fix-the-climate-crisis-122110 Humanity and nature are not separate – we must see them as one to fix the climate crisis]</ref> Questa visione del mondo risiede nel cuore di molte nazioni fortemente inquinanti e si pensa che le radici di questa mentalità affondino nel passato.
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Quattrocento anni fa ci fu una svolta nel pensiero umano nota come '''rivoluzione scientifica'''. Gli intellettuali del tempo erano convinti che l’uomo fosse superiore alla natura.<ref>Descartes, R. (1637). [https://archive.org/details/DescartesDeRuggieroDiscorsoSulMetodo/mode/2up Discorso sul Metodo]</ref> Essi scrissero nelle loro opere che gli uomini avevano il diritto di dominare la Natura per farne ciò che volevano. Le idee che nacquero in quel periodo si diffusero e influenzarono pesantemente i secoli a venire. Gli effetti di quel modo di pensare sono ancora oggi ben visibili nelle leggi, tecnologie, stili di vita, abitudini e culture dei Paesi più ricchi. Molti di questi stili di vita si sono diffusi o sono stati imposti anche ad altri Paesi del mondo.
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Gli avanzamenti scientifici e tecnologici scaturiti dalla '''rivoluzione industriale''' hanno allontanato la gente che vive nei Paesi ricchi dalla Natura, allentando le dipendenze dirette con i sistemi e i ritmi naturali. Milioni di persone si trasferirono nelle città e iniziarono a lavorare nelle catene di montaggio delle fabbriche azionando delle macchine. Abbandonarono le campagne dove si coltivava la terra o i piccoli borghi dove si costruivano oggetti con attrezzi manuali. In quel periodo, alcune tecnologie innovative come le macchine a vapore, le automobili e l’illuminazione elettrica trasformarono rapidamente le vite delle persone. Avvenne quasi come oggi i telefoni cellulari e i computer connessi a Internet hanno modificato le nostre abitudini rispetto a 50 anni fa.
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Alcuni cambiamenti tecnologici hanno indubbiamente portato benefici alla gente, per esempio rendendo disponibili le cure della medicina moderna. In altri casi, però, le nuove tecnologie resero possibile dominare la Natura ed estrarne risorse in una maniera che prima non era possibile.
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La rivoluzione industriale permise l’estrazione di combustibili fossili (carbone e petrolio) a una scala prima inimmaginabile. Negli ultimi 100 anni il principale modo in cui abbiamo prodotto energia è stato bruciando combustibili fossili. Questa energia ha guidato la crescita economica. La conseguenza di questa scelta è che Nazioni ricche come Stati Uniti d’America e Unione Europea hanno immesso in atmosfera la maggior parte dei gas a effetto serra prodotti dall’uomo nel corso della storia.<ref name=":5">Nazioni Unite, [https://wedocs.unep.org/bitstream/handle/20.500.11822/34438/EGR20ESE.pdf?sequence=25 Emissions Gap Report 2020 - Executive Summary]</ref>
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Oggi ci sono Nazioni come Cina e India che stanno seguendo lo stesso modello di sviluppo dei Paesi più ricchi. Ogni anno sempre più persone diventano dipendenti dalla combustione di risorse fossili.<ref name=":5" /> Oggi il Paese che emette più gas a effetto serra al mondo è la Cina,<ref>[https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/9d09ccd1-e0dd-11e9-9c4e-01aa75ed71a1/language-en Fossil CO<sub>2</sub> and GHG emissions of all world countries] - 2019 Report</ref> con la sua economia in rapida crescita e la sua numerosa popolazione. Storicamente, però, il maggior contributo alle emissioni lo hanno dato gli Stati Uniti d’America. Gli USA hanno avuto più anni di tempo per accumulare emissioni<ref>[https://www.statista.com/statistics/1224630/cumulative-co2-emissions-united-states-historical/ Statistica]</ref>  e ancora oggi hanno il primato delle maggiori emissioni di CO<sub>2</sub> a persona.<ref>[https://www.researchgate.net/publication/337033405_The_Truth_Behind_the_Climate_Pledges The Truth Behind the Climate Pledges]</ref>
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Le crisi climatiche ed ecologiche sono un problema molto sfaccettato. È impossibile isolare una singola causa alla loro origine o un solo motivo per il quale non è stato ancora possibile risolverle. Inoltre, è molto complicato per la gente comune comprendere sia la scala che le conseguenze delle crisi. Questa difficoltà limita fortemente la possibilità che le persone agiscano con la decisione e l’urgenza che sono necessarie.
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Gli stili di vita che danneggiano la Natura ed emettono grandi quantità di gas a effetto serra sono profondamente radicati nelle società moderne. Alcuni hanno evidenziato come le crisi ecologica e climatica possano essere un problema di relazione tra l’uomo e la natura. Per evolvere in un futuro più sostenibile forse dovremmo “far pace”<ref name=":1" /> con la Natura e adeguare di conseguenza i nostri sistemi economici, finanziari e produttivi.<ref name=":1" />
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Nel 2021 un gruppo di ricercatori ha identificato nove motivazioni, tra loro interconnesse, che potrebbero spiegare il nostro fallimento collettivo nell’affrontare i problemi ecologici e climatici degli ultimi 30 anni. La loro conclusione è che prima di affrontare i dettagli climatici ed ecologici sia necessario mettere in discussione proprio gli atteggiamenti mentali con cui guardiamo alla Natura, le visioni del mondo alla base del pensiero delle società ricche e industrializzate.<ref name=":6">[https://www.annualreviews.org/doi/pdf/10.1146/annurev-environ-012220-011104#article-denial Three Decades of Climate Mitigation: Why Haven't We Bent the Global Emissions Curve?]</ref>
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Gli esseri umani sono animali dal punto di vista biologico e il pianeta Terra è il nostro habitat. Siamo parte della Natura e dipendiamo dal suo funzionamento per la nostra sopravvivenza,<ref name=":4" /> non siamo separati da essa. Abbiamo, per esempio, dei microrganismi nella nostra pancia che ci aiutano a digerire e altri che fanno parte della nostra pelle. Api e vespe impollinano i fiori dei nostri alberi da frutto. Alberi e alghe assorbono la CO<sub>2</sub> che noi espelliamo e producono l’ossigeno di cui abbiamo bisogno per respirare.<ref name=":4" />
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Si parla dei problemi connessi ai cambiamenti climatici già da parecchi decenni. Nonostante tutto questo tempo a disposizione, le società benestanti non sono ancora riuscite a immaginarsi degli stili di vita desiderabili e sostenibili. Ancora oggi queste società sono dipendenti dall’abuso di combustibili fossili, e necessitano di misurare lo sviluppo e il progresso con la crescita economica.<ref name=":6" />
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Un ambiente naturale sano è indispensabile per una economia sostenibile. È ormai opinione diffusa e accettata che la produzione economica, conteggiata come '''Prodotto Interno Lordo''' (PIL), debba essere affiancata da una misura di ricchezza più inclusiva che tenga conto anche del capitale naturale quando si voglia misurare il benessere di uno Stato. Esaminare attentamente lo stato di salute dell’ambiente naturale permette di valutare con più accuratezza se una politica economica nazionale è sostenibile per i giovani di oggi e per le future generazioni.

Revision as of 11:44, 9 October 2021

Translated and Contextualized Content.

This content is an adapted version of Information Booklet.
This content is contextualized and curated by Global Assembly's community.

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Introduzione

La Global Assembly è una riunione di persone provenienti da tutto il mondo per discutere della crisi climatica ed ecologica.

Cos’è la citizens’ assembly?

La citizens’ assembly è composta da un gruppo di persone con diversi percorsi di vita. Si riunisce ai fini di informarsi su un determinato argomento, deliberare su possibili modi per attivarsi, presentare proposte a governi e leader e generare idee per stimolare un cambiamento più ampio. Questa assemblea rappresenta una miniatura del luogo in questione (per esempio, un paese o una città, o in questo caso il mondo), secondo criteri demografici quali genere, età, reddito e livello di istruzione.

Cos’è la Global Assembly?

La Global Assembly del 2021 è composta da:

  • la Core Assembly, che è l'assemblea composta da 100 cittadini provenienti da tutto il mondo compresa l’Italia;
  • assemblee nelle comunità locali che si potranno tenere ovunque;
  • attività culturali per coinvolgere il maggior numero di persone.

Nel corso di quest'anno, ci saranno due importanti conferenze delle Nazioni Unite, dove si riuniranno le/i leader mondiali: la Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici (COP26) e la Conferenza della Biodiversità (COP15).

In vista di queste trattative della COP26, la Core Assembly sta riunendo un gruppo di 100 persone, che rappresentano una sorta di fotografia della popolazione del pianeta. Il loro compito è di approfondire la propria comprensione della crisi climatica ed ecologica, deliberare e selezionare i messaggi chiave da presentare alla COP26 di Glasgow nel novembre 2021. Quest'anno, la Global Assembly delibererà sulla seguente domanda: “Come può l'umanità affrontare la crisi climatica ed ecologica in modo etico ed efficace?"

Introduzione ai materiali di apprendimento

Questo opuscolo informativo fa parte di una serie di risorse che sosterranno la fase di apprendimento e deliberazione della Global Assembly. Lo scopo di questi materiali didattici è quello di fornire informazioni e dati in modo da poter formare le proprie opinioni sulla crisi climatica ed ecologica.

La nostra speranza è che questo documento sia un trampolino per individuare linee di ricerca da poter esplorare magari anche negli anni a venire. Vi incoraggiamo attivamente a esaminare tutti gli elementi contenuti in questo documento e a portare ogni domande o riflessione alla Global Assembly.

La crisi climatica ed ecologica è un tema complesso. È il risultato di molti fattori storici, sociali, economici e politici interconnessi. Anche se a volte può sembrare un problema molto recente, le sue radici risalgono almeno a due secoli fa e coinvolgono molte generazioni.

Questo opuscolo è un'introduzione ad alcuni dei temi più importanti connessi alla crisi climatica ed ecologica. Per creare questi materiali, un comitato di esperti si è riunito per mettere a disposizione la propria conoscenza e saggezza. I dettagli sul processo di redazione di questo documento informativo sono disponibili sul sito web della Global Assembly.

Ci sono molti capitoli aperti sulla crisi climatica ed ecologica; noi abbiamo fatto del nostro meglio per fornire un quadro sui temi, i fatti e le cifre principali in modo conciso e leggibile.

Non è necessario leggere subito tutto il fascicolo. Il materiale è stato organizzato come una guida di riferimento. Ci auguriamo che sia utile per il vostro lavoro durante la Global Assembly e che agevoli l’apprendimento e la presa di decisione sui temi della crisi climatica ed ecologica.

Per completare questo opuscolo informativo saranno disponibili sul sito web della Global Assembly ulteriori risorse come: video, presentazioni animate, creazioni artistiche e testimonianze di esperienze vissute. Sul wiki della Global Assembly saranno disponibili traduzioni di questo opuscolo informativo in diverse lingue e riferimenti ai contesti nazionali. Un Glossario alla fine del documento fornisce il significato più preciso delle parole evidenziate in grassetto. Quando nel documento sono indicate delle temperature, le misure sono in gradi centigradi (°C).

Sintesi

Prima parte

Che cos’è la crisi climatica?

In questa sezione esploriamo il fenomeno dei “cambiamenti climatici”. Che cosa sono? Che cosa li sta causando? Perché il problema è urgente?

I cambiamenti climatici sono legati al riscaldamento a lungo termine del pianeta. Ciò accade perché grandi quantità di gas a effetto serra vengono rilasciate in atmosfera.

L'atmosfera è uno strato invisibile che circonda la Terra e contiene molti differenti gas. I “gas a effetto serra” sono un gruppo specifico di gas in grado di modificare il bilancio termico dell'atmosfera e riscaldare la Terra. Tra i principali gas a effetto serra ci sono l'anidride carbonica (prodotta dall'uso di combustibili fossili e dalla deforestazione), il metano e gli ossidi di azoto (entrambi frutto della produzione di energia elettrica e dall'agricoltura).

Un modo di rappresentare la relazione tra i gas atmosferici e la temperatura è immaginarsi una piccola stanza chiusa in una giornata molto calda. Il sole picchia direttamente sul tetto e dentro la stanza non ci sono né porte né finestre da aprire per far uscire il caldo. Non avendo via di fuga, la temperatura nella stanza aumenta. Allo stesso modo, in atmosfera si genera del calore in eccesso quando la quantità dei gas serra presenti è troppo alta. Il principale gas a effetto serra è l’anidride carbonica (CO2). Le attività umane hanno anche degradato o distrutto molte parti della Natura, come le foreste e i suoli, che la rimuovono dall'atmosfera. Da quando la gente nei Paesi più ricchi iniziò a bruciare combustibili fossili, circa 200 anni fa, le temperature superficiali in tutto il mondo sono salite di circa 1,2°C[1]. Sebbene non sembri molto, gli ultimi 20 anni sono stati il periodo più caldo registrato negli ultimi 100mila anni[2].

La differenza di temperatura di 1,2°C sembra piccola ma sta già avendo impatti significativi sulla vita di molte persone. Un innalzamento delle temperature comporta che la gente sta già soffrendo per ondate di calore più frequenti e intense, le foreste bruciano più facilmente e i raccolti sono diminuiti. Implica anche grandi cambiamenti nel regime delle piogge, con molta più pioggia in alcune zone e meno in altre[2], questo causa allagamenti e siccità.

Alluvioni, siccità, ondate di calore e fenomeni meteorologici estremi avvenivano anche prima di questi cambiamenti climatici, ma la climatologia ci avverte che i cambiamenti climatici renderanno questo tipo di eventi più probabili o intensi. Milioni di persone in ogni parte del mondo rischieranno di perdere la propria casa, essere uccisi o feriti, non avere abbastanza cibo o acqua potabile da bere.


Che cos'è la crisi ecologica?

Che impatto stanno avendo le attività umane sulle altre specie con le quali condividiamo il pianeta? In questa sezione vedremo come mai la biodiversità è così importante per la salute e lo sviluppo umano e il ruolo delle comunità indigene in diverse zone della Terra.

Gli esseri umani sono parte di una rete di relazioni vitali che si estende ben oltre la nostra sola specie. La salute umana è finemente interconnessa con la salute delle piante, degli animali e dell'ambiente che condividiamo. Diverse specie di piante e animali si stanno estinguendo come risultato delle modalità con cui gli esseri umani, specialmente quelli delle nazioni più ricche, stanno interagendo con la natura. Il ritmo delle estinzioni che avvengono oggi è molto più rapido rispetto a quanto avvenuto nel resto della storia umana.[3]

La biodiversità si riferisce a tutte le varietà di forme di vita che possono trovarsi sulla Terra: piante, animali, funghi e microorganismi. Ogni singola specie ha una funzione da compiere per la salute dell'ecosistema. Se la specie scompare, il funzionamento dell’ecosistema risente del suo contributo mancante e si può inceppare. Si stima che al mondo esistano otto milioni di specie viventi. Oggi un milione di esse sono a rischio di estinzione per via di inquinamento, cambiamenti climatici, introduzione di specie aliene, perdita di habitat e sfruttamento sopra le capacità di recupero del sistema. (Per esempio: la cattura non sostenibile di pesci ancora troppo giovani per essersi potuti riprodurre con successo).

L’Italia è il peggiore tra tutti i Paesi europei e tra i Paesi del G20 (a eccezione del Giappone) per quanto riguarda la quota di pesce prelevato da stock ittici collassati o sovra sfruttati.[4]

Le cause della perdita di biodiversità globale sono molteplici. Le foreste in diverse parti del mondo ospitano la maggioranza delle specie di alberi, uccelli e mammiferi. Ogni anno, purtroppo, enormi estensioni di foreste sono abbattute. Il terreno viene destinato a coltivazioni agricole o altri usi esclusivamente riservati all'uomo.[5]

L'agricoltura e il sistema di produzione del cibo sono una delle maggiori cause della perdita di biodiversità. L'agricoltura, da sola, ha portato 24mila specie a rischio di estinzione.[6]

Attualmente nel mondo l'intera catena di produzione del cibo si basa su pochissime specie di piante commestibili.[7] Negli ultimi secoli c'è stato un grande sforzo per produrre sempre più cibo spendendo il meno possibile. I costi sono stati fatti pagare all'ambiente. La produzione agricola intensiva ha forzato il suolo a produrre a tal punto che esso sta perdendo nel tempo la sua fertilità naturale.[8]

Attualmente la produzione di cibo dipende pesantemente da fertilizzanti, pesticidi, energia, terreni e acqua. Tutti questi elementi sono necessari per coltivare (contro natura, in modo insostenibile) una sola pianta in modo intensivo. Lo sforzo di coltivare un solo tipo di pianta, invece di ospitare una naturale biodiversità di organismi, indebolisce l'ecosistema. La monocoltura intensiva distrugge gli habitat di molti uccelli, mammiferi, insetti e altri organismi, privandoli delle risorse necessarie a nutrirsi, accoppiarsi e riprodursi.[8] Gli ecosistemi in cui manca la giusta biodiversità sono più deboli, più sensibili alle malattie e reagiscono peggio agli eventi atmosferici. Essi, inoltre, non sono in grado di contrastare i parassiti con i loro predatori e, quindi, non possono nemmeno provvedere adeguatamente alle necessità e al benessere degli esseri umani.[3]

La Pianura Padana è in uno stato di pre-desertificazione perché il suolo è stato arato e concimato troppo. Le piogge hanno poi portato via sia la parte utile del terreno sia i prodotti chimici sparsi sui campi. Queste perdite hanno poi creato problemi nei fiumi e nei laghi che ricevevano troppi fertilizzanti, insetticidi e fango.

In Italia, inoltre, si perdono molti suoli naturali o agricoli quando al loro posto si costruiscono edifici o infrastrutture. Il consumo di suolo annuo in Italia ha un andamento complessivamente stabile nel tempo. Se tale andamento dovesse essere confermato fino al 2050, l’Italia non sarebbe in grado di raggiungere il target europeo.[4]

Molte medicine usate per curare malattie come il cancro sono di origine naturale o sintetizzate in laboratorio prendendo spunto da sostanze trovate in natura. Perdere la fonte di queste cure mette a rischio la nostra capacità di curarci.[3]

La popolazione mondiale aumenta di numero anno dopo anno. Questo significa che sempre più persone dovranno estrarre dall'ambiente le risorse per soddisfare i propri bisogni essenziali. Nei prossimi decenni si prevede che la perdita di biodiversità diventerà sempre più rapida e intensa. Questo succederà a meno che non si attuino azioni efficaci e urgenti per fermare e invertire le tendenze al degrado degli ecosistemi e limitare i cambiamenti climatici. L'urgenza e la gravità della situazione attuale sono le ragioni per cui parliamo di crisi.

Il ruolo delle popolazioni indigene nella conservazione della biodiversità

In generale, i trend di conservazione della biodiversità sono migliori nelle aree possedute o gestite da popolazioni indigene e comunità locali di stampo tradizionale.[9]

Si stima che nel mondo ci siano più di 370 milioni di persone appartenenti a popolazioni indigene, distribuite in 70 Paesi. Le popolazioni indigene proteggono l'80% della biodiversità della terraferma[10] pur essendo solo il 5% della popolazione mondiale.[11] Per esempio a Cusco, in Perù, una comunità di Quechua attualmente conserva più di 1400 varietà originali di patate.[12]

La patata è una delle piante alimentari più importanti al mondo. Senza questo lavoro di protezione e salvaguardia, molte di queste varietà potrebbero essersi già estinte.

Vivere in modo responsabile e armonioso, trattando la Natura con rispetto, fa parte dei valori fondamentali delle culture indigene. Questi valori sono spesso diversi da quelli delle società dominanti in cui questi popoli oggi vivono. I popoli indigeni abitavano un Paese o una regione geografica prima dell'arrivo e dell'insediamento di gente di cultura o etnia differente. I nuovi arrivati sono poi diventati dominanti attraverso la conquista, l'occupazione, la colonizzazione o altri mezzi. I popoli indigeni sono diffusi in tutto il mondo, dall'Artico al Pacifico meridionale.[13] Ci sono ancora moltissime specie di piante, animali e insetti che sono sconosciute o poco studiate dalla scienza. Buona parte di questa biodiversità probabilmente esiste in territori noti a popolazioni indigene. Le culture tradizionali sono riuscite a vivere in armonia con la Natura per millenni. Esse posseggono sapienza indispensabile per conservare o recuperare ecosistemi danneggiati e coltivare la biodiversità.[14]

Nonostante questa potenzialità, le popolazioni indigene hanno dovuto abbandonare i loro territori d'origine e le loro fonti di sussistenza. Lo hanno dovuto fare per colpa di progetti di sviluppo a grande scala (per esempio le valli allagate dalle mega dighe). In altri casi interi popoli sono diventati rifugiati climatici per colpa dei cambiamenti climatici.[15] Per esempio in Alaska, dove si concentra la maggior presenza di popolazioni indigene degli Stati Uniti d’America, alcune comunità si sono già trasferite. I motivi che le hanno spinte sono l’innalzamento del livello del mare e le distruzioni dovute agli incendi boschivi.[16]

I popoli indigeni vivono in condizioni di povertà estrema tre volte più frequentemente delle genti che si sono insediate nei loro territori.[17] Questa situazione è frutto di secoli di marginalizzazione e colonizzazione.

La crisi della biodiversità è strettamente legata ai destini di queste culture uniche e particolari, ai loro sistemi di trasmissione e applicazione del sapere, ai loro linguaggi e alle loro identità.

Perché ci troviamo in una situazione di crisi climatica ed ecologica?

In questa sezione vedremo come alcuni modi di concepire il mondo, dominanti nei secoli passati, hanno modellato un atteggiamento nei confronti della Natura che ha portato alla crisi climatica ed ecologica di oggi.

Le crisi del clima e della biodiversità sono un problema complesso e il risultato di diversi disaccordi politici, economici e sociali che si alimentano a vicenda. Tra i fattori che aumentano le difficoltà nell’affrontare questa sfida ci sono alcune “visioni del mondo” che hanno portato alla crisi.

Una visione del mondo è come un paio di occhiali che usiamo per guardare il mondo attorno a noi. La nostra visione del mondo è tinta con i nostri valori e modellata sulle nostre credenze. Essa, inoltre, influisce sul nostro modo di ragionare e plasma le nostre aspettative sul funzionamento del mondo. Assorbiamo una parte della nostra visione del mondo dalla nostra famiglia di origine e dalle esperienze che facciamo crescendo. Una seconda parte viene dall’ambiente culturale che frequentiamo da adulti perché ne condividiamo valori e motivazioni. Questo bagaglio accumulato negli anni ha un effetto su come interpretiamo il mondo e sulle scelte alla base delle nostre azioni. Oggigiorno si usa spesso il termine “crescita economica” come indicatore di progresso e per segnalare che gli standard vitali stanno migliorando. Purtroppo, il concetto di crescita economica è spesso associato a una visione del mondo in cui gli esseri umani dominano e sfruttano la Natura.[18] Questa visione del mondo risiede nel cuore di molte nazioni fortemente inquinanti e si pensa che le radici di questa mentalità affondino nel passato.

Quattrocento anni fa ci fu una svolta nel pensiero umano nota come rivoluzione scientifica. Gli intellettuali del tempo erano convinti che l’uomo fosse superiore alla natura.[19] Essi scrissero nelle loro opere che gli uomini avevano il diritto di dominare la Natura per farne ciò che volevano. Le idee che nacquero in quel periodo si diffusero e influenzarono pesantemente i secoli a venire. Gli effetti di quel modo di pensare sono ancora oggi ben visibili nelle leggi, tecnologie, stili di vita, abitudini e culture dei Paesi più ricchi. Molti di questi stili di vita si sono diffusi o sono stati imposti anche ad altri Paesi del mondo.

Gli avanzamenti scientifici e tecnologici scaturiti dalla rivoluzione industriale hanno allontanato la gente che vive nei Paesi ricchi dalla Natura, allentando le dipendenze dirette con i sistemi e i ritmi naturali. Milioni di persone si trasferirono nelle città e iniziarono a lavorare nelle catene di montaggio delle fabbriche azionando delle macchine. Abbandonarono le campagne dove si coltivava la terra o i piccoli borghi dove si costruivano oggetti con attrezzi manuali. In quel periodo, alcune tecnologie innovative come le macchine a vapore, le automobili e l’illuminazione elettrica trasformarono rapidamente le vite delle persone. Avvenne quasi come oggi i telefoni cellulari e i computer connessi a Internet hanno modificato le nostre abitudini rispetto a 50 anni fa.

Alcuni cambiamenti tecnologici hanno indubbiamente portato benefici alla gente, per esempio rendendo disponibili le cure della medicina moderna. In altri casi, però, le nuove tecnologie resero possibile dominare la Natura ed estrarne risorse in una maniera che prima non era possibile. La rivoluzione industriale permise l’estrazione di combustibili fossili (carbone e petrolio) a una scala prima inimmaginabile. Negli ultimi 100 anni il principale modo in cui abbiamo prodotto energia è stato bruciando combustibili fossili. Questa energia ha guidato la crescita economica. La conseguenza di questa scelta è che Nazioni ricche come Stati Uniti d’America e Unione Europea hanno immesso in atmosfera la maggior parte dei gas a effetto serra prodotti dall’uomo nel corso della storia.[20] Oggi ci sono Nazioni come Cina e India che stanno seguendo lo stesso modello di sviluppo dei Paesi più ricchi. Ogni anno sempre più persone diventano dipendenti dalla combustione di risorse fossili.[20] Oggi il Paese che emette più gas a effetto serra al mondo è la Cina,[21] con la sua economia in rapida crescita e la sua numerosa popolazione. Storicamente, però, il maggior contributo alle emissioni lo hanno dato gli Stati Uniti d’America. Gli USA hanno avuto più anni di tempo per accumulare emissioni[22] e ancora oggi hanno il primato delle maggiori emissioni di CO2 a persona.[23]

Le crisi climatiche ed ecologiche sono un problema molto sfaccettato. È impossibile isolare una singola causa alla loro origine o un solo motivo per il quale non è stato ancora possibile risolverle. Inoltre, è molto complicato per la gente comune comprendere sia la scala che le conseguenze delle crisi. Questa difficoltà limita fortemente la possibilità che le persone agiscano con la decisione e l’urgenza che sono necessarie. Gli stili di vita che danneggiano la Natura ed emettono grandi quantità di gas a effetto serra sono profondamente radicati nelle società moderne. Alcuni hanno evidenziato come le crisi ecologica e climatica possano essere un problema di relazione tra l’uomo e la natura. Per evolvere in un futuro più sostenibile forse dovremmo “far pace”[3] con la Natura e adeguare di conseguenza i nostri sistemi economici, finanziari e produttivi.[3]

Nel 2021 un gruppo di ricercatori ha identificato nove motivazioni, tra loro interconnesse, che potrebbero spiegare il nostro fallimento collettivo nell’affrontare i problemi ecologici e climatici degli ultimi 30 anni. La loro conclusione è che prima di affrontare i dettagli climatici ed ecologici sia necessario mettere in discussione proprio gli atteggiamenti mentali con cui guardiamo alla Natura, le visioni del mondo alla base del pensiero delle società ricche e industrializzate.[24]

Gli esseri umani sono animali dal punto di vista biologico e il pianeta Terra è il nostro habitat. Siamo parte della Natura e dipendiamo dal suo funzionamento per la nostra sopravvivenza,[18] non siamo separati da essa. Abbiamo, per esempio, dei microrganismi nella nostra pancia che ci aiutano a digerire e altri che fanno parte della nostra pelle. Api e vespe impollinano i fiori dei nostri alberi da frutto. Alberi e alghe assorbono la CO2 che noi espelliamo e producono l’ossigeno di cui abbiamo bisogno per respirare.[18]

Si parla dei problemi connessi ai cambiamenti climatici già da parecchi decenni. Nonostante tutto questo tempo a disposizione, le società benestanti non sono ancora riuscite a immaginarsi degli stili di vita desiderabili e sostenibili. Ancora oggi queste società sono dipendenti dall’abuso di combustibili fossili, e necessitano di misurare lo sviluppo e il progresso con la crescita economica.[24]

Un ambiente naturale sano è indispensabile per una economia sostenibile. È ormai opinione diffusa e accettata che la produzione economica, conteggiata come Prodotto Interno Lordo (PIL), debba essere affiancata da una misura di ricchezza più inclusiva che tenga conto anche del capitale naturale quando si voglia misurare il benessere di uno Stato. Esaminare attentamente lo stato di salute dell’ambiente naturale permette di valutare con più accuratezza se una politica economica nazionale è sostenibile per i giovani di oggi e per le future generazioni.

  1. IPCC A.1
  2. 2.0 2.1 IPCC - Sixth Assessment Report
  3. 3.0 3.1 3.2 3.3 3.4 UNEP, Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, 2021, Making Peace with Nature, Executive Summary
  4. 4.0 4.1 ASviS, Report 2021, L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
  5. UNEP, Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, As the world’s forests continue to shrink, urgent action is needed to safeguard their biodiversity
  6. UNEP, Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente Our global food system is the primary driver of biodiversity loss
  7. The German Federal Agency for Conservation
  8. 8.0 8.1 Chatham House Report, Food system impacts on biodiversity loss
  9. Report Nazioni Unite: Nature’s Dangerous Decline ‘Unprecedented’; Species Extinction Rates ‘Accelerating’
  10. The Conversation Protecting indigenous cultures is crucial for saving the world’s biodiversity
  11. The World Bank
  12. Biocultural heritage territories
  13. UN Forum on Indigenous Issues
  14. Nazioni Unite, Indigenous Rights: A Solution
  15. IPCCA
  16. Relocation in Alaska: A brief history of how climate change is affecting native villages
  17. Nazioni Unite Leaving no one behind. Indigenous peoples and the call for a new social contract
  18. 18.0 18.1 18.2 Alberro, Heather Humanity and nature are not separate – we must see them as one to fix the climate crisis
  19. Descartes, R. (1637). Discorso sul Metodo
  20. 20.0 20.1 Nazioni Unite, Emissions Gap Report 2020 - Executive Summary
  21. Fossil CO2 and GHG emissions of all world countries - 2019 Report
  22. Statistica
  23. The Truth Behind the Climate Pledges
  24. 24.0 24.1 Three Decades of Climate Mitigation: Why Haven't We Bent the Global Emissions Curve?